La rivoluzione digitale ha profondamente cambiato la tecnologia, la politica, l’informazione e i modelli di produzione e anche il mondo della cultura ne è stato profondamente influenzato. Ma qual è la forma di questo cambiamento?
Le Digital Humanities, che in italiano possiamo tradurre con “umanistica digitale”, non sono altro che un’area sperimentale in cui gli strumenti computazionali si applicano alla ricerca umanistica indagando sull’impatto che il digitale ha sui modelli di produzione, disseminazione e trasmissione della cultura.
Questo movimento propone un sapere fruibile da tutti, in un’ottica social dove il sapere è prima di tutto condivisione.
Su questi temi nel novembre del 2012 esce il libro Manifesto “Digital_Humanities “, edito da The Mit Press e scaricabile online gratuitamente, scritto dai 5 professori americani Anne Burdick, Johanna Brucker, Peter Lunenfeld, Todd Presner, Jeffrey Schnapp.
Jeffrey Schnapp, uno degli autori del libro, fondatore dello Stanford Humanities Lab e del Metalab ad Harvard è stato ospite la scorsa edizione di Internet Festival nell’evento:” Meet the Media Guru – Special ediction IF 2013 “ del quale abbiamo il contributo video:
Schnapp ci spiega la sua visione partendo dalla definizione delle “Digital Humanities”. Il termine è frutto di un lungo dibattito e non è esplicativo rispetto al movimento culturale che si sta sviluppando intorno a questo tema.
“La tecnologia è cultura e la cultura è un insieme di pratiche tecnologiche. Non c’è separazione tra cultura e digitale, viviamo in una società, in un’economia di incroci di questo tipo” afferma l’autore e continua:
“Siamo arrivati al termine Digital Humanities in un momento chiave, cioè il momento in cui la Rete è emersa come lo spazio pubblico per definizione della nostra epoca… D.H. è diventato una specie di ombrello per tutta una serie di aree emergenti di sperimentazione, non è un fenomeno unitario e le aree di sperimentazione sono spesso in forte contrasto tra loro dal punto di vista dei valori di base. Per questo io preferisco autodefinire la mia area di sperimentazione con il termine: “Knowledge Design”
Jeffrey Schnapp infatti basa la sua sperimentazione su metodologie empiriche, nei laboratori dove lavora i modelli di conoscenza, di produzione, distribuzione e insegnamento degli studi umanistici vengono ripensati con modalità di co-creazione e condivisione proprie delle scienze naturali o del design.
Anche quest’anno ad Internet Festival 2014 affronteremo i temi della cultura anche partendo dalle nostre radici umanistiche. Parleremo della “materia grigia”, della “materia sensibile” e della “materia prima” che rendono la cultura un motore di sviluppo, di aggregazione, di opportunità e di bellezza ineguagliabile grazie all’apporto della Rete.
Stay tuned!