VOCE
di Cinzia Zungolo
Sono stato ovunque, ho abitato ogni luogo.
Dove mi sono fermato, ho lasciato la mia assenza, un’orma precisa, diversa da tutte. Lì la troverete. Non vista da nessuno – nemmeno da me, ogni volta che mi capita di tornare – rimarrà per sempre al posto assegnato. Se gli occhi sono deboli, se la memoria si perde e i suoni si confondono, non è caos, è sopravvivenza, perchè impazziremmo nel groviglio delle tracce che andiamo depositando. Quante volte, per esempio, ho avuto addosso i panni di un altro? Non che faccia differenza, se nella forma, che dite perfetta, del cerchio, io nasco, mi nutro, imparo. Eternamente.
Blocco, reset, restart.
Del cerchio smarrivate l’inizio. La fine. Così lo avete catturato, tagliato, diviso. Addome- sticato. Lo avete chiamato viaggio, una semplificazione. Poi avete inventato i treni, che brucano la terra e ne diffamano la lentezza mitica.
Lo scompartimento odora di fodere sintetiche, la targhetta di una valigia in bilico oscilla impassibile, ala e ticchettio sopra il mio biglietto di andata. La campagna, invece, scintilla di emozione: oltre la bocca lavata del vetro, c’è ogni spazio esteso, ogni confine e il dopo. Tutto il tempo dell’universo, simultaneo, perenne, futuro, mai scomparso già presente.
In una singola goccia di clorofilla.
Nella grafite. Nei pixel. Nel filo acrilico del sedile.
Apro una pagina a caso, un momento di tempo, un incrocio di linee, energie fatte materia. Pensiero. Sfoglio le vostre e le mie storie, tutte le pagine del racconto. Ne ho mandate
a memoria montagne, di pagine. Catene di conoscenze, vestiti usati, roba di seconda mano, cultura mi pare si chiami, civiltà. Mastico, riciclo – nozioni, elenchi, codici, enciclo-
pedie – mai stato animale schizzinoso. Nei libri c’è quel serve, perfino l’amore, chi, dove, cosa, quando e come intervenire se si rompe.
Scalo libri da quando avevo sei anni.
Eppure di voi, a vedervi da questo parapetto, non so più se siete veri. Anzi, comincio a dubitare. Di me, soltanto, ho certezza. E del mio sonno, l’unica ribellione che mi concede- rete. Invece vorrei fare un gesto più plateale. Stendermi fra due parentesi del vostro plan- ner settimanale, lanciarmi, abusivo, nudo e screanzato, nella pace dell’acqua. Saltare da questo ponte, come ho fatto tante altre volte…
Per cadere in mezzo a una folla qualunque, lottatori in arena, baccanali o in una ressa di turisti belligeranti, nei bombardamenti delle foto. Perché ho abitato ogni luogo, tante volte ho visitato questo museo.
Sono stato questo dipinto, secoli fa.
Vedete? È il mio sguardo più riuscito di gentiluomo.
Mi piacevo.
Piacevo.
Ricordo la morbidezza del guanto, il fruscio del pennello, la conversazione con il Maestro: ogni grammo di vernice ne è impastato. Avvicinatevi, sentirete ancora le nostre voci.
Già allora l’immobilità non mi spaventava, già allora i visitatori si accostavano indagando- mi. Dopo, indietreggiavano soddisfatti, come se mi avessero appena dipinto loro.
Avrei potuto unirmi al plotone di appassionati d’arte, ma rimanevo immobile: avevo scelto d’ignorare quella parte di me – l’altra sponda del cavalletto – che cominciava a raffreddar- si, nel lento ma tiepido scorrere della vita, e che sarebbe approdata a un museo piantona- to da sentinelle. Da secoli siamo inchiodati a un muro, io e la mia ombra. Densi, spugnosi, palpitanti.
Ma non è bastato a salvarci. Mi avete violentato lo stesso.
«Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi… Immense et rouge/Au-dessus du Grand Palais/Le soleil d’hi- ver apparaît/Et disparaît… In ogni triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa è sempre equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti… E DIO vide che la luce era buona; e DIO separò la luce dalle tenebre. E DIO chiamò la luce “giorno” e chiamò le tenebre “notte”. Così fu sera. Poi fu mattina… Comunicato n. 1 del 16 marzo 1978: Giove- dì 16 marzo, un nucleo armato delle Brigate Rosse ha catturato e rinchiuso in un carcere del popolo… Amor, ch’a nullo amato amar perdona… Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrrrare spazio con un accordo ZZZANG TUMB TUN ammutinamento di 500 echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo all’infiiiiiinito… Gallia est omnis divisa in partes tres… È sempre misero, chi a lei s’affida, chi le confida mal cauto il core! Pur mai non sentesi fe- lice appieno chi su quel seno non liba amore… Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhau- ser… Salve O Regina, Madre di misericordia, vita e dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo esuli figli di Eva, a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque… La vispa Teresa avea in sull’erbetta al volo sorpresa gentil farfalletta… Out, out, brief candle! Life’s but a walking shadow, a poor player that struts and frets his hour upon the stage and then is heard no more: it is a tale told by an idiot, full of sound and fury… tra questi vi sono l’idrossido di cesio (CsOH), il fluoruro di cesio (CsF), il cloruro di cesio (CsCl)… Penso che un sogno così non ritorni mai più, mi dipingevo le mani e la fac- cia di blu poi d’improvviso venivo dal vento rapito… La filosofia è scritta in questo grandis- simo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo)…
Eppure, sono qui.
Né in alto né sottoterra.
Ecco il mio corpo. Spogliato di tutto.
Le cosce ferme, il bacino solenne, l’inguine raggiato. Non scrivete: DIO, sul prossimo cavalcavia. Scrivete: IL CORPO C’E’
E si è fatto cavo.
Tutto inspiro. Tutto espiro.
Canna di bambù, vuoto, e vento.
Raggiungetemi.
Sugli schermi giganti
Nei cinema all’aperto
Alla terrazza rotante
Al centro commerciale
Ai grattaceli di downtown Abbullonati stretti
Sbucherò dalla terra
Da internet e da parcheggi incantati Dall’arcovolo di un’arena mattatoio Da un ospedale bombardato
Da ogni capanna
Che fiorisce sul ciliegio
Risalitemi a spirale
Di chiocciola, di panna Spruzzatemi, inalatemi:
Invece dei vostri libri,
scalate me con scale meccaniche.
Dopo, mi farete un milione di domande – e io che non riesco a stabilire se davvero mi sono già svegliato. Mi verrà una risposta, un’idea sfusa come polline, per farci bella figu- ra. Le idee ci sono tutte, sempre, ininterrottamente disponibili. Un seme cade, marcisce, diventa quercia. Un altro, stupendo, si decompone e fine della festa.
Risponderò a tutto.
Sono pronto. Sono qui.
Sono il letto del fiume millenario
Il ponte da cui mi sono ucciso
Le nubi dei moscerini
E un’armatura per mosche solitarie
Sono il teschio, la maschera, l’avatar
Sono maschio e femmina, io e l’altro
Sono colui di cui tutto può dirsi
Sono dio e il vuoto:
Non una visione ma il coltello
che strappa, di questo film, il velo insensato.
AEON S∞N – Installazione #IF2013
Credits
UNA PRODUZIONE
FONDAZIONE SISTEMA TOSCANA
PER INTERNET FESTIVAL 2013
IDEA CREATIVA
LUIGI FORMICOLA // TOBIA PESCIA
TESTI
CINZIA ZUNGOLO
TALENT
DOMINIK DOMROESE
VOCE NARRANTE
CIRO MASELLA
STAFF
REGIA
TOBIA PESCIA
MONTAGGIO
DANIELE DROVANDI
OPERATORE CAMERA
SIMONE CARIELLO
LUCI E PROIEZIONI
EMILIO BAGNASCO
SUONO e COLONNA SONORA
TOBIA PESCIA // TOMMASO CIMÒ
SOUND DESIGNER e PROGRAMMAZIONE MAX/MSP
EMANUELA MARTIGNETTI
CONSULENZA VIDEO
UMBERTO SARACENI
TRUCCO E PARRUCCO
PAOLO MANCIOCCHI
PRODUZIONE ESECUTIVA
GIULIA POLI
ALLESTIMENTO
DESIGN
LUIGI FORMICOLA
ARCHITETTI
CHIARA V. TATARANNI // GIUSEPPE PIZZULLI
GRAPHIC DESIGN
GIUDITTA V. GENTILE
SOPRANO
FRANCESCA TANCREDI
COMPARSE
STEFANO CANNAS
FLAVIA CORI
VITTORIA FORMICOLA
COSTANZA GIOVANNINI
COSIMO LIPPARINI
FAUSTO MAGLIA
LARA MUSA
SERENA PUOSI
IVO RICCIO
MAICA ROMOLINI
ALICE TROISE
SI RINGRAZIA
COMUNE DI PISA
FONDAZIONE TEATRO DELLA PERGOLA
GALLERIA PALATINA
SERVIZIO MUSEI COMUNALI – COMUNE DI FIRENZE, DIREZIONE CULTURA TURISMO E SPORT
TOSCANA FILM COMMISSION
TRENITALIA
NELLE RIPRESE
TIZIANO, «RITRATTO DI UN GENTILUOMO», GALLERIA PALATINA, SU CONCESSIONE DEL MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO