Gli aspetti complessi, stratificati e dinamici di oggetti e siti del nostro patrimonio da una parte e le visualizzazioni tecnicamente sofisticate ma statiche e semplificative dall’altra hanno provocato un paradosso. Un paradosso che potenzialmente può frustrare sia gli accademici che l’opinione pubblica. Le ricostruzioni virtuali di oggetti antichi, edifici, siti e persino di interi paesaggi culturali sono il frutto di una vasta gamma di passaggi e decisioni interpretativi specialistici. Queste ricostruzioni sono sempre più utilizzate sia come strumento di ricerca che come mezzo per trasmettere conoscenze accademiche al grande pubblico. Tuttavia, solitamente non sono rese esplicite le modalità in cui vengono effettuate le ricostruzioni archeologiche, e non viene chiarito il ruolo delle testimonianze archeologiche, architettoniche e storiche, dell’interpretazione e, spesso un aspetto cruciale, della pura immaginazione. Il crescente ricorso a ricostruzioni virtuali nel dibattito accademico ha fatto sì che l’esigenza di chiare linee guida e di “annotazioni” nella costruzione e nell’utilizzo di ricostruzioni virtuali crescesse corrispondentemente. Le ricostruzioni visive operano sui nodi dell’interazione tra ricerca sul patrimonio, storia pubblica, la prospettiva del patrimonio (con relative domande di appartenenza culturale) e il dominio di visualizzazione. È il momento di affrontare la necessità di nuovi approcci integrati e più multi-disciplinari e creare opportunità basate sulla riflessione sul patrimonio per migliorare il programma di ricerca e gli strumenti di ricerca.
Pratica curatoriale
Oltre a questa riflessione teorica sul patrimonio, esiste un altro paradosso visibile correlato. Si tratta del paradosso e del crescente divario tra la pratica curatoriale, con nessuna urgenza di utilizzare la tecnologia, e la pratica sociale, in cui la tecnologia (a sensore) tocca quasi ogni oggetto, sito e persona e in cui dati, persone e oggetti sono integrati in un sistema digitale: l’Internet of Things (IoT). Un altro paradosso che può potenzialmente scoraggiare sia i curatori che i visitatori dei musei. I curatori di musei sembrano essere molto riluttanti a utilizzare strumenti tecnologici nella loro pratica curatoriale. Ma la questione chiave fino ad ora è stata: la tecnologia tocca davvero gli oggetti curati? In altre parole, se la tecnologia non tocca l’oggetto reale (cosa che la tecnologia a sensore farà nel prossimo futuro), allora non esiste alcuna urgenza di utilizzare la tecnologia.
Concetto di patrimonio dinamico
Fino ad ora, il ruolo delle visualizzazioni digitali per quanto riguarda il patrimonio dinamico è stato a malapena affrontato. I resti del patrimonio sono altamente dinamici. Le nuove scoperte e le diverse intuizioni cambiano continuamente le conoscenze accademiche e l’interpretazione di oggetti, luoghi e paesaggi. Inoltre, anche le percezioni moderne sul significato di specifici resti per la società moderna stanno cambiando, a causa del cambiamento delle idee circa il passato. La natura dinamica del patrimonio implica che qualsiasi ricostruzione o visualizzazione è limitata a specifici contesti geografici e temporali. In qualche modo, essi ci dicono tanto circa il tempo della ricostruzione quanto lo fanno sul passato. Negli ultimi decenni, il valore delle visualizzazioni e ricostruzione digitali per il patrimonio è diventato evidente. Tali immagini digitali svolgono un ruolo sempre più importante nel presentare il patrimonio ad un pubblico più vasto. Inoltre, vengono esplorate le possibilità di tale visualizzazione nel patrimonio, soprattutto per quanto riguarda le varietà nella ricostruzione di paesaggi, oggetti ed edifici sulla base di un passato frammentato. Una delle principali nuove domande sarà: cosa succede se gli oggetti museali si trasformano in oggetti avanzati? Tutto ciò porterà a una rivoluzione curatoriale?
Questo evento fa parte della traccia tematica Future Museum
Attraverso l’innovazione digitale si progettano percorsi che impediscono l’oblio materiale e immateriale del patrimonio artistico e culturale. Sono percorsi che rinnovano la riproposizione dell’opera. Rendono il visitatore protagonista di un dialogo con l’arte fornendogli strumenti ed informazioni che ne allargano la percezione. I Musei diventano costruzioni open intorno alle quali intere community si organizzano e si scambiano visioni e punti di vista. La cultura diventa interattiva, partecipata e diffusa: l’arte è ovunque.
Domenica 9 ottobre: 15.00 – 19.00
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