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Un “caro” Buon compleanno

La persona più anziana al mondo è Susannah Mushatt Jones, una signora newyorkese che ha recentemente compiuto 116 anni. Ma la canzone che è stata cantata per celebrare l’evento, la famosa “Happy Birthday to You” è ancora più anziana. Composta nel 1893, ha sei anni più della signora Jones.

Qui sta la cosa bizzarra. Le persone che hanno organizzato la festa di compleanno in un centro per anziani a Brooklyn devono pagare per aver cantato quella canzone. Eh sì, perché, che ci crediate o no, “Happy Birthday to You” è ancora protetta da copyright.

Ed è un copyright lucrativo. Warner Music Group guadagna circa 2 milioni di dollari all’anno da questa canzone del XIX secolo. Che sia cantata in televisione o in un film, addirittura in una performance pubblica (incluso in ristoranti e centri per anziani) il titolare dei diritti d’autore deve essere pagato.

Si dice che per usarla in un film si arrivi a pagare fino a 10.000 dollari. Non stupitevi, quindi, se in una scena di compleanno sentite cantare “For He’s a Jolly Good Fellow” al posto di “Happy Birthday to You”: quella canzone è del 1709 ed è di dominio pubblico.

La domanda è: com’è possibile che una canzone del XIX secolo sia ancora protetta da diritti d’autore? Le canzoni, dopo un ragionevole lasso di tempo, non entrano nel pubblico dominio?

Benvenuti nel folle mondo del copyright!

Un esempio di questa follia? Se trovate la cura per una malattia o inventate una migliore trappola per topi il vostro brevetto dura 20 anni. Ma se disegnate un topo o scrivete una canzone su una malattia potete proteggere i vostri diritti fino a più di 100 anni.

E così la legittima difesa dei diritti d’autore si è trasformata in un programma di welfare a beneficio delle aziende. Sempre più difficile da conciliare con un mondo connesso in cui ciascuno di noi produce e distribuisce contenuti, oltre a fruirne.

[Leggi tutto su The Daily Beast]

Di diritto d’autore nell’era di Internet parleremo a Internet Festival giovedì 8 ottobre.

Foto Everett Collection

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