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Dalla carta a Twitter: come cambia l’informazione, opinioni a confronto

A cura di Paolo Ciampi

“E’ l’informazione locale il punto di maggiore sofferenza. Ed è un paradosso. Abbiamo bisogno di informazione eppure tutti i modelli di business sono in crisi”. E’ nelle parole di Vittorio Zambardino, giornalista ed esperto dei nuovi modelli di comunicazione, che emergono non solo le potenzialità, ma anche i punti critici dell’informazione giornalistica ai tempi di Internet. Il contesto è “Dalla carta a Twitter: come sta cambiando il nostro modo di scegliere l’informazione e fare giornalismo”, uno dei panel che,  al Polo Carmignani, nell’ambito dell’Internet Festival, oggi sono stati dedicati ai mutamenti del giornalismo.

“Soprattutto le start-up sono in grosse difficoltà – ha sottolineato  Antonio Pavolini, Business Analyst, Social Media Telecom Italia– sarà che chi ha i soldi non ha la cultura adatta e viceversa”.

Non mancano difficoltà che vengono da lontano, da prima dell’informazione in Rete, ha ricordato l’esperto di marketing Pierluca Santoro: “Se gli italiani si informano poco o male, non è un problema dell’on line, è un problema del nostro paese da sempre”.

Ma se in Italia sono ancora poco più di 5 milioni coloro che consultano informazione on line con buona frequenza, se le risorse pubblicitarie sono ancora in gran parte catturate dalla televisione, la realtà è comunque in movimento. E all’orizzonte, come spiega Zambardino, non c’è la scomparsa del giornalismo. “Semmai il giornalismo andrà da altre parti. E quanto alla pubblicità locale, l’unico modello che funzionava l’ha individuato Google, ma gli editori invece di allearsi hanno preferito fare causa”

In Italia, in ogni caso ci sono anche prime esperienze positive di informazione on line fortemente locale. E’ il caso di Varesenews, segnalato da Santoro, che prima ancora che modelli ha una raccomandazione da dare: “Non dobbiamo vendere pixel, ma comunicazione”.

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